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Settembre 29, 2017

LA LETTERA SCRITTA DALL’AVVOCATO ANGELA MARIA FASANO PER LE DONNE DOCENTI DELLA MOBILITÀ TERRITORIALE

Settembre 28, 2017

Per le mie amiche docenti, ho scritto questa lettera al Direttore di una importante testata giornalistica. In attesa di una Sua risposta vi rimettiamo il testo:

Carissima Direttrice, buonasera.

Credo che la Sua rivista possa essere di aiuto per risolvere problematiche dove la politica è SORDA o fa finta di esserlo (la seconda opzione, a mio modesto avviso, vince facile nel caso che a breve le rappresenterò)

Veniamo al sodo. Le scrivo su mandato di circa 400 donne (id est: tutte insegnati) costrette dalla buona scuola ad abbandonare famiglia, affetti, genitori e figli per prendere servizio presso un ambito scolastico lontano anche 1000 km dalla propria abitazione: le donne del famoso piano di mobilità territoriale 2016/2017 voluto da Renzi e dal suo competente entourage.

Una premessa a tal uopo si impone.
Queste donne – di sovente – vengono dipinte come delle irriconoscenti-scansafatiche che non hanno la benché minima intenzione di prestare un legittimo sacrificio a fronte di un posto di lavoro sicuro a tempo indeterminato. 

Le classiche donne del sud che non vogliono lavorare” mi è stato detto – de visu – da un giudice dove trattavamo in udienza il caso e che penso che a breve denunzierò al CSM.
Ovviamente si tratta di una lettura errata, fondata su un luogo comune che spesso piace alla stampa ed alla TV.
Le cose infatti stanno diversamente. Si tratta di donne, spesso ultracinquantenni, che dopo anni di precariato nella scuola, hanno il sacrosanto diritto di rimanere nelle sede lavorativa più vicina alla propria famiglia.

Purtroppo, abbiamo assistito in questi giorni alla consumazione della assurda devastazione dei diritti fondamentali di decine di migliaia di docenti di ruolo della scuola pubblica, costretti a trasferirsi in luoghi molto distanti dal luogo di residenza abitativa personale e familiare, dopo essere stati assunti a tempo indeterminato nell’anno scolastico 2015/2016, all’esito del piano straordinario di assunzioni a tempo indeterminato di cui all’art.1, commi 95 ss., della legge n.107/2015, in cui nessuna delle mie clienti ha avuto la possibilità di scegliere la sede definitiva di servizio, assegnata invece d’ufficio dal cervellone del MIUR sulla base di un algoritmo segreto poi smascherato dal TAR Lazio come fallace.

Coerentemente alla normativa che oggi si assume violata, il MIUR, in sede di mobilità, avrebbe dovuto predisporre una graduatoria nazionale, basata sui titoli di merito e di servizio, oltre che familiari, attribuendo, per l’effetto, un determinato punteggio a a tutti i docenti di cui alle fasi b e c della L. 107/2015, a prescindere dallo specifico canale di assunzione.

Anche la sentenza n.187/2016 della Corte costituzionale consente di far luce e di risolvere molte delle criticità derivanti dalla estrema gravità dei comportamenti assunti dalla pubblica amministrazione scolastica nei confronti di decine di migliaia di docenti assunti nelle c.d. fasi b) e c) dell’art.98 della legge n.107/2015 del c.d. piano straordinario di assunzioni del precariato scolastico.
A tale aspetto occorre far riferimento per cogliere a fondo il significato di tutto il complesso dei diritti afferenti i rapporti economici ed etico – sociali oggi violati. Il riconoscimento del diritto al lavoro, collegato ad esigenze di ordine personale e a valori di natura sociale, si richiama, infatti, al principio di uguaglianza sancito dall’art.3 della Costituzione, per garantire tutti i lavoratori, rispetto ai quali lo Stato si assume l’obbligo di rimuovere gli ostacoli impedienti la loro partecipazione alla vita collettiva.
Si profila così la più ampia tutela della posizione dei ricorrenti, estesa anche alla considerazione del valore del “diritto professionale di ciascun prestatore di lavoro”. Tale diritto investe non solo le modalità di attuazione del rapporto lavorativo, ma anche le condizioni ambientali in cui esso si esplica, configurandosi pertanto come tutela della libertà, della salute e della dignità di persona- lavoratore.

Facciamo 2 conti. 

1. Il docente italiano ha uno stipendio medio di circa 1.400,00 Euro mensili (il più basso d’Europa).
2. Una volta trasferito al nord, dovrà inevitabilmente prendere in locazione un immobile.
3. Secondo il mercato immobiliare delle locazioni, il prezzo di tali contratti si aggira intorno agli 800,00 euro (abitazione dignitosa – bivani).
4. Quindi, facendo un rapido calcolo matematico: 1400,00 – 800,00 → 600,00.
5. Con le residue 600,00 Euro il docente dovrà coprire i costi relativi alle utenze (circa 200,00 euro mensili), al proprio sostentamento alimentare (circa 200,00 mensili) ed agli spostamenti mensili in aereo per poter riabbracciare i propri cari, principalmente i figli minori (200 euro settimanali costi biglietti aerei, ove si trovano a tale costo). Oltre le varie ed eventuali (farmaci, spese mediche, trasporti, benzina etc etc).
6. Quindi 600,00 – 200,00, – 200,00 – 200,00 *4 settimane: – 600,00.
7. Orbene, alla fine del mese il docente sarà sotto di ben Euro 600,00, con l’inevitabile conseguenza che dovrà richiedere, se gli va bene, il supporto economico di amici e parenti (per i fortunati che hanno il coniuge impiegato). Si pensi ai docenti che hanno i coniugi disoccupati, cassaintegrati, licenziati).

Ecco, le ho appena rappresentato che tragedia immane si sta consumando in danno di queste donne che hanno subito una mobilità obbligatoria, non prevista dal punto di vista normativo, resa in spregio delle più basilari norme nazionali e comunitarie, prima fra tutte, l’art. 3 della Costituzione.
Le mie clienti appartengono alle più disparate categorie femminili. Dalla donna single con genitori anziani rimasti soli, alla donna separata con figli minori, alla madre con figli affetti da grave disabilità, fino a donne che hanno un tumore e che, a causa di una condotta amministrativa resa certamente contra legem , oggi sono costrette ad allontanarsi sole in una città a loro sconosciuta, senza il minimo aiuto di amici o parenti. Ci sono anche madri di minori di 36 mesi costrette a separarsi dai bimbi (se lavorano
Immagini, Gentile Direttrice, una donna, con casa e mutuo da pagare a Palermo, obbligata a condurre in locazione un immobile a Milano, ma con i figli minori a Palermo, con 1.400,00 euro al mese da dividere tra le spese di Milano e quelle di Palermo. Il Caos.

Ora, se l’allontanamento fosse corretto dal punto di vista legale, ok, ci potrebbe anche stare, ma se la mobilità si è consumata in modo illegittimo? 

In parole povere. Se lei fosse conscia che il suo allontanamento è ingiusto perché il MIUR ha deciso deliberatamente di favorire alcune categorie di docenti in luogo della propria, anche grazie al magico gioco dei sindacati, cosa farebbe contro un sistema che si accanisce sempre contro i più deboli?
Il dato è allarmante. In questi mesi ho rappresentato le mie clienti (oramai siamo in simbiosi scambiandoci messaggi in chat anche alle 6 del mattino) in tutti i Tribunali italiani.
Alcuni giudici hanno accolto la nostra tesi difensiva, qualificando l’operato del MIUR illegittimo ed ordinando il trasferimento della docente vicino ai propri cari, altri no. Ed ecco l’ennesima ingiustizia: la differente lettura del caso reso da un magistrato in casi IDENTICI. E’ tutta questione di fortuna. Se il Tribunale di Palermo censura la procedura renziana non è detto che il Tribunale di Brescia faccia lo stesso.
Così, tante donne, rappresentate dal medesimo avvocato, con identica strategia difensiva, hanno un trattamento differente atteso che la questione è fresca e non vi è una pronunzia della Cassazione che dirime il contrasto. Tizia ritorna a casa, Caia no perché il Giudice ha così deciso e l’udienza è tolta!
Il piano di mobilità di Renzi pecca di motivazione: ancora non ci è dato sapere perché insegnati con 2 anni di servizio hanno superato nelle graduatorie di mobilità le mie clienti che vantano anche 25 anni di servizio.
La questione è proprio questa dal punto di vista legale. La domanda di mobilità delle mie clienti andava valutata applicando i principi di concorsualità, anzianità e meritocrazia.

Mette conto osservare, che il principio di concorsualità della graduatoria, vincolava il MIUR – in quanto la procedura di mobilità ha natura concorsuale di impiego basata su una graduatoria alla cui formazione concorrono l’anzianità – AD UNA SCRUPOLOSA VALUTAZIONE dei titoli di servizio per i quali sono predeterminati specifici punteggi.

Criteri oggi del tutto annullati. Per questo non possiamo darci pace. Per questo da quasi 2 anni stiamo tappezzando di ricorsi tutta la penisola.

Per far valere la priorità del punteggio e dell’anzianità di servizio (curricula professionali) su ogni altro discrezionale criterio.

Spero di aver rappresentato la questione in modo semplice e lineare. Anche se, vista la delicatezza del tema, non basterebbero 100 pagine per entrare nel merito della questione.

Le ho scritto perché tramite il suo giornale si potrebbe aprire anche un’inchiesta sul caso o, chissà, un canale di comunicazione con la Ministra che, purtroppo, nonostante le nostre articolate diffide, ancora non ha riposto a nessuno dei quesiti formalizzati.

Abbiamo anche depositato una mega istanza alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. IL caso è stato preso in esame, ma passeranno anni prima che la Corte si pronunzi.

Per questo chiediamo il Vostro aiuto. Perché attraverso un canale mediatico come il Vostro possa aprirsi un canale di dialogo con le istituzioni.

Noi siamo pronte a tutto. Anche a scendere in piazza per far valere il diritto di rango costituzionale e comunitario. Le donne della scuola vogliono riprendersi le proprie famiglie. Come noto, la Costituzione italiana prescrive inderogabilmente, all’art. 37, che “le condizioni di lavoro devono consentire (alla donna) l’adempimento della sua essenziale funzione familiare”.

Il MIUR sta operando in modo scorretto e sta rendendo direttamente una vera e propria lesione della possibilità di esercitare liberamente le proprie scelte di vita, anche in relazione all’accesso al lavoro, al miglioramento della propria condizione di vita, in assoluto spregio di principi costituzionali che riconoscono al cittadino il diritto alla scelta dell’attività lavorativa che intenda svolgere sulla base delle proprie possibilità e del modo in cui intenda svolgere la predetta attività, come mezzo fondamentale di realizzazione e attuazione dell’interesse allo sviluppo della propria personalità, senza discriminazione che non siano quelle derivanti dalla capacità e/o dalla preparazione specificatamente richiesta dal tipo di attività .

Spero che possiate dare riscontro a questa lunga e mail.

Un saluto affettuoso a Lei cara Direttrice ed a tutto il suo fantastico staff.

avv Angela Maria Fasano

per le DONNE della mobilità scolastica territoriale

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